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GATO BARBIERI. UNA BIOGRAFIA DALL’ITALIA TRA JAZZ, POP E CINEMA
Director Stefano Landini and Jazz Agent Tony Lama discover the book
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Il 10 ottobre, all’interno del festival di Sociologia. edizione dal titolo Sentirsi in società. Attenzione, cura e sostenibilità, saremo a Narni per l’incontro IMMAGINI IN RELAZIONE, a partire dal libro Lo sguardo attivo di Gianni Fiorito.Fotogiornalismo, fotografia di scena e altri territori(Artdigiland) a cura di Armando Andria, Alessia Brandoni, Fabrizio Croce.
Coordina: Raffaele Federici, sociologo Unipg
Introducono: Mariacristina Angeli, Associazione Minerva, e Roberto Pileri, Associazione Sator
Intervengono: Gianni Fiorito (fotoreporter e fotografo di scena), Fabrizio Croce (critico cinematografico), Ali Ait Abdelmalek (sociologo), Michela Carobelli (giornalista pubblicista e critico cinematografico)
Partecipano con interventi liberi autori e autrici della Mostra "Presenze di Arte contemporanea" (Narni 3-11 ottobre).
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Oltre a svolgere con successo la professione di cinematographer, sei tra i maggiori esperti internazionali di fotografia cinematografica. Hai aggiornato il manuale classico Cinematography insieme all'autore originale Kris Malkiewicz, sei co-autore dell'undicesima edizione dell'American Cinematographer Manual e hai scritto numerosi articoli sul tuo lavoro per varie riviste di settore. Cosa ha acceso il tuo interesse per la fotografia statica, la cinematografia e le immagini in generale?
Durante l'infanzia, mio padre era aviatore della Marina americana e fotografo dell'unità alla quale era assegnato; sono cresciuto guardando diapositive dei suoi viaggi. Usava una Nikon SP telemetro e una Yashica 44-2 TLR.
Dove ti sei formato o hai studiato? Chi sono stati i tuoi primi insegnanti o mentori?
Ho iniziato a girare film a 16 anni, ma sono andato alla scuola di cinema solo a 26, quindi sono in gran parte autodidatta. Durante gli anni universitari passavo molto tempo nelle biblioteche, leggendo libri e riviste di cinema e poi applicando quanto appreso ai miei cortometraggi. In seguito, ho frequentato CalArts come studente di cinema. Il mio mentore lì è stato Kris Malkiewicz.
In addition to successfully carrying out your profession as a cinematographer, you are among the leading international experts in cinematography. You also updated the classic textbook Cinematography with original author Kris Malkiewicz, co-editor of the 11th edition of the American Cinematographer Manual and have written a number of articles about your own work for various filmmaking magazines. What sparked your interest in still photography, cinematography and images in general?
In my early childhood, my father was a U.S. Navy aviator and also the unit photographer where he was stationed; I grew up seeing slide shows of my father’s travel photography. He used a Nikon SP rangefinder and a Yashica 44-2 TLR.
Where did you train and or study? Who were your early teachers or mentors?
I started making films when I was 16 but didn’t go to film school until I was 26, so I am mostly self-taught. I spent a lot of time in libraries when I was an undergraduate student, reading filmmaking books and magazines and then applying what I learned in my short films. Then I went to CalArts as a graduate student in filmmaking. My mentor there was Kris Malkiewicz.
Esce il 21 maggio per Edizioni Artdigiland Lo sguardo attivo di Gianni Fiorito. Fotogiornalismo, fotografia di scena e altri territori. Il libro raccoglie un’ampia conversazione dei curatori Armando Andria, Alessia Brandoni, Fabrizio Croce con il fotografo napoletano ricostruendo l’intero arco dell’attività dell’autore: gli esordi nella Napoli degli anni ’80, a partire dal terremoto in Irpinia, le molte altre esperienze di militanza nel reportage, il passaggio alla fotografia di scena e il lavoro per molti registi italiani, il lungo sodalizio con Paolo Sorrentino. I curatori approfondiscono anche, usandoli come indicazione di una profonda ricerca personale, i vari libri di fotografia pubblicati da Fiorito, come quello sul progetto di riqualificazione dell’ex manicomio Leonardo Bianchi, a Napoli, o quello sulla dismissione del complesso industriale Italsider di Bagnoli. Ne emerge un racconto politico e teorico sul senso della fotografia come testimonianza civile, atto creativo e di relazione.