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L’umanità la tiene in bocca un cane. Conversazione con Antonio Capuano

L’umanità la tiene in bocca un cane. Conversazione con Antonio Capuano

Mentre aspettiamo la notte degli #Oscar 2022, facendo molti in bocca al lupo a Paolo Sorrentino, pubblichiamo un'intervista ad Antonio Capuano, al quale E' stata la mano di dio - in corsa per il miglior film internazionale - dedica un grande omaggio. A un libro intervista con Antonio Capuano, regista tra i più interessanti del panorama italiano, lavorano da due d'anni Armando Andria, Alessia Brandoni e Fabrizio Croce. Il libro sarà pronto a giugno, ma eccone un assaggio!

Il montaggio per Terrence Malick. Conversazione con Billy Weber

Il montaggio per Terrence Malick. Conversazione con Billy Weber

Billy Weber è uno dei più grandi montatori americani. Nella sua filmografia spicca la collaborazione con Terrence Malick. Uno dei suoi primi lavori come montatore associato è stato il lungometraggio d’esordio di Malick, La rabbia giovane (1973). Successivamente Weber ha montato, sempre per Malick, I giorni del cielo (1978), considerato da molti come il capolavoro del regista. Collabora poi ad altri titoli, tra i quali La sottile linea rossa (1998). Come assistente al montaggio Weber ha collaborato a Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976), a I guerrieri della notte (diretto da Walter Hill, 1979), 48 ore (Walter Hill, 1982), Beverly Hills Cop (Martin Brest, 1984), Top Gun (Tony Scott, 1986), Prima di mezzanotte (Brest, 1988), Bulworth (Warren Beatty, 1998). È stato candidato all'Oscar per due volte: per Top Gun e per La sottile linea rossa. Ha diretto un film, Josh e S.A.M. (1993), prodotto da Martin Brest.

Editing for Terrence Malick. Conversation with Billy Weber

Editing for Terrence Malick. Conversation with Billy Weber

Billy Weber is one of the greatest American editors. His collaboration with Terrence Malick stands out in his filmography. One of Weber’s first editing roles was as associate editor Malick’s first feature as a director, Badlands (1973). Subsequently Weber edited Malick's next film Days of Heaven (1978), considered by many to be Malick’s masterpiece. With Malick, Weber will collaborate on other films including The Thin Red Line (1998). In addition to the fundamental collaboration with Malick, Weber has collaborated as an assistant to Taxi Driver (Martin Scorsese, 1976) thus signing films such as The Warriors (directed by Walter Hill, 1979), 48 Hrs. (Walter Hill, 1982), Beverly Hills Cop (Martin Brest, 1984), Top Gun (Tony Scott, 1986), Midnight Run (Martin Brest, 1988), Bulworth (Warren Beatty, 1998). Weber was nominated for the Academy Award for two times: for Top Gun and for The Thin Red Line. He has directed one film, Josh and S.A.M. (1993), that was produced by Martin Brest.

Il tempo ritrovato. Conversazione con Walter Fasano [seconda parte]

Il tempo ritrovato. Conversazione con Walter Fasano [seconda parte]

Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Walter Fasano (Bari, 1970), uno dei principali montatori italiani, e regista e sceneggiatore.
Ricordiamo che dal 3 ottobre è su Mubi il film da lui scritto e diretto
Pino, dedicato a Pino Pascali. Lo trovate qui.

Tagliare il tempo. Conversazione con Walter Fasano [prima parte]

Tagliare il tempo. Conversazione con Walter Fasano [prima parte]

Walter Fasano (Bari, 1970), oggi è uno dei principali montatori italiani, saltuariamente anche regista e sceneggiatore. Fra i film da lui montati, Santa Maradona di Marco Ponti, Il Cartaio, Ti Piace Hitchcock? e La Terza Madre di Dario Argento, Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, 5 è il numero perfetto di Igort e America Latina dei Fratelli D'Innocenzo. È noto internazionalmente per la sua collaborazione con il regista candidato all’Oscar Luca Guadagnino, di cui ha montato tutti i film, dall’esordio The Protagonists, del 1999, fino ai recenti Chiamami col tuo nome e Suspiria. Realizziamo con lui una lunga intervista, in due puntate. la seconda uscirà la prossima settimana.

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Jörg Widmer è uno dei più importanti operatori di macchina e direttori della fotografia contemporanei. Specializzato nell'utilizzo della steadycam, in qualità di operatore di macchina o direttore della fotografia di seconda unità ha preso parte a film come Al di là delle nuvole di Wim Wenders e Michelangelo Antonioni, Il pianista di Roman Polanski, pluripremiato agli Oscar, il cult Good Bye Lenin di Wolfgang Becker, Babel di Alejandro Iñárritu, La pianista, Il nastro bianco e Amour di Michael Haneke, gli ultimi due entrambi premiati con la Palma d'Oro a Cannes, e Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nonché la prima stagione dell'acclamata serie Netflix tedesca Dark. Fra i film di cui ha firmato la fotografia spiccano il documentario Buena Vista Social Club e il docufilm 3D Pina di Wim Wenders, in quest’ultimo ha condiviso il ruolo con Helen Louvert. Ha iniziato a collaborare con Terrence Malick nei primi anni Duemila, facendo da operatore di steadycam e direttore della fotografia di seconda unità prima per The New World (2005), poi per la Palma d'oro The Tree of Life (2011), e per il trittico To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), film metacinematografico in cui Widmer, per decisione di Malick, appariva brevemente anche come attore nel ruolo di un fotografo, e Song to Song (2017). Se in questi primi cinque film era Emmanuel Lubezki l'autore della fotografia, nel più recente A Hidden Life, presentato al Festival di Cannes del 2019, Widmer ha assunto il ruolo di cinematographer. Ha inoltre fotografato The Book of Vision, prodotto esecutivamente da Malick e diretto dal suo discepolo Carlo S. Hintermann, presentato in apertura alla Settimana della Critica di Venezia 2020, e ha proseguito la sua collaborazione con Malick anche per The Way of the Wind, il nuovo progetto del regista texano incentrato sulla vita di Gesù.

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

Jörg Widmer is one of the most important contemporary camera operators and cinematographers. Specialized in the use of the Steadicam, as camera operator or 2nd unit dop he was involved in movies such as Beyond the Clouds by Wim Wenders and Michelangelo Antonioni, Roman Polanski’s Oscar winner The Pianist, Wolfgang Becker’s cult Good Bye Lenin, Alejandro Iñárritu’s Babel, Quentin Tarantino’s Inglourious Basterds, The Piano Teacher, The White Ribbon and Amour, all three directed by Michael Haneke and the latter two awarded by Cannes’ Palme d’Or, as well as the first season of acclaimed German Netflix series Dark. Among the movies he personally cinematographed, Wim Wenders’ two documentaries Buena Vista Social Club and Pina stand out; in the latter he shared credits with Helen Louvart, who had started the film. He started collaborating with Terrence Malick in 2004, serving as a Steadicam operator and 2nd unit director of photography first for The New World (2005), later for the Palme d’Or-winner The Tree of Life (2011) and the triptych To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), a metacinematographic work in which Malick made him also appear as an actor in the role of a photographer, and Song to Song (2017); whereas in these first five movies Emmanuel Lubezki was the main author of cinematography. In Malick’s actual latest movie A Hidden Life, presented in the 2019 Cannes Film Festival, Widmer was the main cinematographer. Widmer has cinematographed also The Book of Vision, produced by Malick and directed by his disciple Carlo S. Hintermann, which opened 2020 Venice Film Festival’s International Critics’ Week, and has continued his collaboration with Malick also for The Way of the Wind, an upcoming project from the Austin based director centered upon Jesus Christ’s life and parables.

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Matteo Cocco, classe 1985, è uno dei direttori della fotografia più interessanti della nuova generazione. Cresciuto professionalmente in Germania, dopo aver curato la fotografia di diversi film tedeschi ha girato l’acclamato Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, a cui segue Pericle il nero. Entrambi i film sono candidati al Nastro d’Argento per la migliore fotografia e vincono l’Esposimetro d’Oro, il premio per la miglior fotografia intitolato a Gianni di Venanzo. Seguono Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini e Sulla mia pelle, il film sulla morte di Stefano Cucchi distribuito da Netflix. Il suo film più recente è Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti con cui Elio Germano ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino per la sua interpretazione del pittore Antonio Ligabue e che ha fruttato a Cocco un Globo d’Oro.

Uno sguardo dolce su un mondo atroce. Conversazione con Paolo Carnera sulla fotografia di Favolacce

Uno sguardo dolce su un mondo atroce. Conversazione con Paolo Carnera sulla fotografia di Favolacce

Paolo Carnera (Venezia, 1957), dopo essersi diplomato nel 1982 al Centro Sperimentale di Cinematografia, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni Duemila gira alcuni dei primi film di registi quali Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Edoardo Winspeare e Sergio Rubini. Fra il 2008 e il 2010 cura la fotografia della serie televisiva di Romanzo criminale, diretta da Stefano Sollima, con cui gira anche il lungometraggio ACAB - All Cops Are Bastards del 2012, che gli vale la sua prima candidatura ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento. Continuando ad alternare cinema e televisione negli anni seguenti Carnera è dietro la macchina da presa delle serie Gomorra e ZeroZeroZero, tratte dalle opere di Saviano, e del film Suburra sempre di Sollima, per il quale riceve una seconda nomination ai David. Nel 2018 firma la fotografia de La terra dell’abbastanza, film d’esordio di Damiano e Fabio D’Innocenzo; due anni dopo il suo lavoro per Favolacce, secondo film dei due fratelli, gli frutta un grande successo di critica e la vittoria del suo primo Nastro d’Argento.

La scuola di Sokurov. Conversazione con Alexander Zolotukhin

La scuola di Sokurov. Conversazione con  Alexander Zolotukhin

Si ringraziano, per la traduzione dal russo all’italiano, Anna Dolgova e Perestroika.it

Alexander Zolotukhin è nato nel 1988 in Ucraina. Quando era bambino la sua famiglia si trasferiva frequentemente; tra i vari luoghi in cui ha vissuto ci sono la Bielorussia, la Russia e le steppe del Kazakistan. Si è laureato al seminario quinquennale di produzione cinematografica di Alexander Sokurov, alla Kabardino-Balkarian University. Nel 2011 ha girato il suo primo cortometraggio, New Promotheus, seguito l'anno dopo da Songs Were Sung Before I Was Born; nel 2016 ha realizzato il suo primo documentario, Esse. Nel 2019, il suo primo lungometraggio, A Russian Youth, è stato presentato in anteprima al Forum of Berlin International Film Festival. Per A Russian Youth la Russian Guild of Film Critics ha assegnato a Zolotukhin il premio per la migliore opera prima, e il film è stato nominato anche per la migliore fotografia.

Школа Сокурова. Разговор с Александром Золотухиным

Школа Сокурова. Разговор с Александром Золотухиным

Александр Золотухин родился в 1988 году в Украине. В детстве его семья часто переезжала; среди различных мест, где он пожил были: Белоруссия, Россия, степи Казахстана и Кавказ. Окончил пятилетний курс в режиссерской мастерской Александра Сокурова в Кабардино-Балкарском университете. В 2011 году он снял свой первый короткометражный фильм «Новый Промотеус», а в следующем году «Песни были спеты до того, как я родился»; в 2016 году он снял свой первый документальный фильм эссе. В 2019 году его первый полнометражный фильм «Мальчик Русский» был впервые показан на Берлинском международном кинофестивале. За «Мальчика Русского» Российская гильдия кинокритиков наградила Золотухина премией за лучший фильм-дебют, фильм также был номинирован за лучшую операторскую работу.

Tragedia per sottrazione. Conversazione con Andrea Pallaoro

Tragedia per sottrazione. Conversazione con Andrea Pallaoro

Andrea Pallaoro, nato a Trento nel 1982, vive stabilmente in America da vent’anni. Formatosi al California Institute of Arts, nel 2013 ha presentato la sua opera prima, il dramma rurale Medeas, alla sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Quattro anni dopo tornava a Venezia con Hannah, una coproduzione europea che ha fruttato alla sua protagonista Charlotte Rampling la Coppa Volpi. È attualmente in preparazione il suo terzo film, Monica, su una donna transessuale che va a fare visita alla madre morente dopo trentacinque anni di assenza. Tra i registi più interessanti in circolazione, Pallaoro sembra uno dei pochi che ancora si sforzi di portare avanti una riflessione teorica e artistica sul cinema, sulla sua sintassi e sui modi originali ed efficaci di cambiarne le regole. Medeas e Hannah sono esperienze emotive uniche, calibratissime, in cui la tragedia che i protagonisti affrontano si "spalma" lungo tutto il corpo dell'opera attraverso una narrazione ipnotica e palpitante.

Un film in VR per ripensare Matera

Un film in VR per ripensare Matera

Nel ventre di Matera dimora lo straordinario trittico Lucania ’61 di Carlo Levi nel quale sono racchiusi molti dei valori che, oggi come ieri, caratterizzano la Basilicata e la sua gente. Parliamo essenzialmente di frugalità, lentezza, appartenenza alla propria terra e al proprio ambiente, che fanno oggi di Matera non solo un landmark della “lucanità”, del Sud e del Mediterraneo ma un prototipo di città ecologica dove l’archetipo va finalmente a nozze con la modernità. L’intellettuale piemontese realizzò la monumentale opera in occasione del centenario dell’Unità d’Italia dedicandola al poeta lucano Rocco Scotellaro in onore della profonda stima che li legava. Scotellaro, nella prima tavola del dipinto, arringa la folla di contadini nella piazza di Tricarico con il suo abituale impeto di cittadinanza attiva per inneggiare quella nuova alba culturale per i Lucani che ha trovato oggi snodo cruciale in Matera Capitale Europea della Cultura 2019, con la quale la città si scrolla di dosso la scomoda etichetta di “vergogna nazionale” (cit. Palmiro Togliatti, 1948) per aprirsi resilientemente a nuovi destini e nuove identità. Lucania ’61 è pertanto il più bel “film antropologico” che ci parla di noi, gente del Sud, un’opera in cui in un tempo scolpito si erge la figura utopica di un banditore poeta, il Sindaco-contadino, che incitando i suoi conterranei cerca il progresso e l’emancipazione degli “ultimi” con la forza della parola e delle idee, pesanti come macigni nel grande vizio di ”autismo corale” che troppo spesso grava sul Mezzogiorno italiano. Sono stati proprio loro, Levi e Scotellaro, i fuochi che hanno ispirato il progetto MaTerre realizzato da Rete Cinema Basilicata in coprogettazione con la Fondazione Matera-Basilicata 2019 e numerosi altri partner locali, nazionali ed internazionali.