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In ricordo di Franco Zeffirelli, mio grande maestro e amico

In ricordo di Franco Zeffirelli, mio grande maestro e amico

Oggi, 12 febbraio, ricorre il centenario di Franco Zeffirelli. Il comune di Firenze e la Fondazione Zeffirelli celebrano il maestro italiano con numerosi eventi,  tra i quali l’intitolazione del Belvedere e un passaggio della Pattuglia Acrobatica Nazionale sulla città, omaggio dell’Aeronautica Militare. Ci uniamo alla celebrazione anticipando qui il capitolo del libro biografico in preparazione di Daniele Nannuzzi, direttore della fotografia che ha spesso affiancato Zeffirelli in una lunga e complice collaborazione. Daniele Nannuzzi ha anche partecipato attivamente sia alla creazione della Fondazione Zeffirelli sia ai contributi che oggi saranno presentati per il centenario. 

Cinematography tells the story. Conversation with Thomas E. Ackerman

Cinematography tells the story. Conversation with Thomas E. Ackerman

Thomas Edward Ackerman ASC (born September 14, 1948) is an American cinematographer. Teaching at UNCSA's School of Filmmaking since 2009. Shot for multi-Oscar-winning documentarian Charles Guggenheim (1970-1973). Among his films to remember: Frankenweenie (1984), Beetlejuice (1988), Christmas Vacation (1989), Jumanji (1996), Rat Race (2001), Anchorman: The Legend of Ron Burgundy (2004), Alvin and the Chipmunks (2007).

La fotografia racconta la storia. Conversazione con il cinematographer Thomas E. Ackerman

La fotografia racconta la storia.  Conversazione con il cinematographer Thomas E. Ackerman

Thomas Edward Ackerman ASC (nato il 14 settembre 1948) è un cinematographer americano. Insegna alla School of Filmmaking dell'UNCSA dal 2009. Ha collaborato con il documentarista pluripremiato con l’Oscar Charles Guggenheim (1970-1973). Tra i suoi film, da ricordare: Frankenweenie (1984), Beetlejuice (1988), Christmas Vacation (1989), Jumanji (1996), Rat Race (2001), Anchorman: The Legend of Ron Burgundy (2004), Alvin and the Chipmunks (2007).

Il tempo ritrovato. Conversazione con Walter Fasano [seconda parte]

Il tempo ritrovato. Conversazione con Walter Fasano [seconda parte]

Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Walter Fasano (Bari, 1970), uno dei principali montatori italiani, e regista e sceneggiatore.
Ricordiamo che dal 3 ottobre è su Mubi il film da lui scritto e diretto
Pino, dedicato a Pino Pascali. Lo trovate qui.

Tagliare il tempo. Conversazione con Walter Fasano [prima parte]

Tagliare il tempo. Conversazione con Walter Fasano [prima parte]

Walter Fasano (Bari, 1970), oggi è uno dei principali montatori italiani, saltuariamente anche regista e sceneggiatore. Fra i film da lui montati, Santa Maradona di Marco Ponti, Il Cartaio, Ti Piace Hitchcock? e La Terza Madre di Dario Argento, Viaggio sola di Maria Sole Tognazzi, 5 è il numero perfetto di Igort e America Latina dei Fratelli D'Innocenzo. È noto internazionalmente per la sua collaborazione con il regista candidato all’Oscar Luca Guadagnino, di cui ha montato tutti i film, dall’esordio The Protagonists, del 1999, fino ai recenti Chiamami col tuo nome e Suspiria. Realizziamo con lui una lunga intervista, in due puntate. la seconda uscirà la prossima settimana.

Ricordando Ruth Orkin nel centenario della nascita. Conversazione con Mary Engel, direttrice dell’Orkin / Engel Film and Photo Archive

Ricordando Ruth Orkin nel centenario della nascita. Conversazione con Mary Engel, direttrice dell’Orkin / Engel Film and Photo Archive

Mary Engel, pluripremiata regista, è figlia dei grandi fotografi Ruth Orkin e Morris Engel e direttrice e archivista dell’Orkin / Engel Film and Photo Archive. Il suo primo documentario Ruth Orkin: Frames of Life è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 1996 ed è stato selezionato dall'Academy of Motion Picture Arts and Sciences come uno dei "documentari eccezionali del 1996". È co-produttrice del remake del film Piccolo fuggitivo diretto dai suoi genitori. Ha pubblicato tre cataloghi fotografici: Ruth Orkin A Retrospective (1995), Morris Engel Early Work (1999) e Ruth Orkin Above and Beyond (1999). Recentemente ha fondato l’American Photography Archive Group (APAG) che comprende oltre 30 archivi fotografici.

Remembering Ruth Orkin’s Centenary of the Birth. Conversation with Mary Engel, director of Orkin/Engel Film and Photo Archive

Remembering Ruth Orkin’s Centenary of the Birth. Conversation with Mary Engel, director of Orkin/Engel Film and Photo Archive

Mary Engel, an award winning filmmaker, is the daughter of the great photographers Ruth Orkin and Morris Engel and the director and archivist of the Orkin/Engel Film and Photo Archive. Her first film Ruth Orkin: Frames of Life premiered at the Sundance Film Festival in 1996 and selected by the Academy of Motion Picture Arts and Sciences as one of the “Outstanding Documentaries of 1996.” She is a co-producer on the remake of the feature film Little Fugitive, directed by her parents (1953). She has published three catalogs of photography: Ruth Orkin A Retrospective (1995), Morris Engel Early Work (1999) and Ruth Orkin Above and Beyond (1999). She also recently founded the American Photography Archive Group (APAG) which is comprised of over 30 photography archives that are handled by a family member.

Tra pittura e fotografia: conversazione con Benoit Delhomme

Tra pittura e fotografia: conversazione con Benoit Delhomme

Benoît Delhomme (Parigi, 28 agosto 1961) è un cinematographer francese. È stato nominato ai Premi César per la miglior Cinematografia nel 1998 con il film Artemisia - Passione estrema diretto da Agnès Merlet. Tra i suoi film: Il caso Winslow (1999), diretto da David Mamet, Il bambino con il pigiama a righe (2008), diretto da Mark Herman, Wilde Salomé (2011) scritto, diretto e interpretato da Al Pacino, La teoria del tutto (2014), diretto da James Marsh, Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità (2018) sugli ultimi anni di vita di van Gogh, diretto da Julian Schnabel, e Minamata (2020), diretto da Andrew Levitas, con Johnny Depp.

Between Painting and Cinematography: Conversation with Benoit Delhomme

Between Painting and Cinematography: Conversation with Benoit Delhomme

Benoît Delhomme (Paris, 28 August 1961) is a French film cinematographer. He was nominated for the César Award for Best Cinematography in 1998 for Artemisia directed by Agnès Merlet. Among his films to remember: The Winslow Boy a 1999 period drama film directed by David Mamet, The Boy in the Striped Pyjamas a 2008 British-American historical tragedy film written and directed by Mark Herman, Wilde Salomé a 2011 American docudrama written, directed by, and starring Al Pacino, The Theory of Everything a 2014 biographical drama film directed by James Marsh, At Eternity's Gate a 2018 biographical drama film about the final years of painter Vincent van Gogh's life directed by Julian Schnabel and Minamata a 2020 drama film directed by Andrew Levitas starring Johnny Depp.

Dogman e dintorni. Conversazione con Nicolaj Brüel

Dogman e dintorni. Conversazione con Nicolaj Brüel

Nicolaj Brüel, nasce a Copenaghen il 19 agosto 1965: anche suo padre Dirk è un cinematographer. Laureatosi alla National Danish Film School nel 1991, da allora ha lavorato con alcuni dei migliori registi al mondo in spot pubblicitari. Ha ottenuto il successo internazionale con il film The Machine (2013) di Caradog W. James e nel 2018 la consacrazione definitiva grazie al suo magnifico lavoro in Dogman (2018) di Matteo Garrone, con cui ha vinto il David di Donatello per la migliore fotografia. Nel 2019, sempre per Garrone ha illuminato Pinocchio.

Dogman and Beyond. Conversation with Nicolaj Brüel

Dogman and Beyond. Conversation with Nicolaj Brüel

Nicolaj Brüel, was born in Copenhagen on 19 August 1965: his father Dirk is also a cinematographer. After graduating from the National Danish Film School in 1991, he has worked with some of the best directors in the world on commercials. He achieved international success with the film The Machine (2013) by Caradog W. James and in 2018 the definitive consecration thanks to his work in Dogman (2018) by Matteo Garrone, with which he won the David di Donatello for Best Cinematography. In 2019 always for Garrone he illuminated Pinocchio.

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Una danza metafisica per abbracciare l’inaspettato. Conversazione con Jörg Widmer sulla fotografia dei film di Terrence Malick

Jörg Widmer è uno dei più importanti operatori di macchina e direttori della fotografia contemporanei. Specializzato nell'utilizzo della steadycam, in qualità di operatore di macchina o direttore della fotografia di seconda unità ha preso parte a film come Al di là delle nuvole di Wim Wenders e Michelangelo Antonioni, Il pianista di Roman Polanski, pluripremiato agli Oscar, il cult Good Bye Lenin di Wolfgang Becker, Babel di Alejandro Iñárritu, La pianista, Il nastro bianco e Amour di Michael Haneke, gli ultimi due entrambi premiati con la Palma d'Oro a Cannes, e Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Nonché la prima stagione dell'acclamata serie Netflix tedesca Dark. Fra i film di cui ha firmato la fotografia spiccano il documentario Buena Vista Social Club e il docufilm 3D Pina di Wim Wenders, in quest’ultimo ha condiviso il ruolo con Helen Louvert. Ha iniziato a collaborare con Terrence Malick nei primi anni Duemila, facendo da operatore di steadycam e direttore della fotografia di seconda unità prima per The New World (2005), poi per la Palma d'oro The Tree of Life (2011), e per il trittico To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), film metacinematografico in cui Widmer, per decisione di Malick, appariva brevemente anche come attore nel ruolo di un fotografo, e Song to Song (2017). Se in questi primi cinque film era Emmanuel Lubezki l'autore della fotografia, nel più recente A Hidden Life, presentato al Festival di Cannes del 2019, Widmer ha assunto il ruolo di cinematographer. Ha inoltre fotografato The Book of Vision, prodotto esecutivamente da Malick e diretto dal suo discepolo Carlo S. Hintermann, presentato in apertura alla Settimana della Critica di Venezia 2020, e ha proseguito la sua collaborazione con Malick anche per The Way of the Wind, il nuovo progetto del regista texano incentrato sulla vita di Gesù.

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

A metaphysic dance embracing the unexpected. Conversation with Jörg Widmer about shooting Terrence Malick’s movies

Jörg Widmer is one of the most important contemporary camera operators and cinematographers. Specialized in the use of the Steadicam, as camera operator or 2nd unit dop he was involved in movies such as Beyond the Clouds by Wim Wenders and Michelangelo Antonioni, Roman Polanski’s Oscar winner The Pianist, Wolfgang Becker’s cult Good Bye Lenin, Alejandro Iñárritu’s Babel, Quentin Tarantino’s Inglourious Basterds, The Piano Teacher, The White Ribbon and Amour, all three directed by Michael Haneke and the latter two awarded by Cannes’ Palme d’Or, as well as the first season of acclaimed German Netflix series Dark. Among the movies he personally cinematographed, Wim Wenders’ two documentaries Buena Vista Social Club and Pina stand out; in the latter he shared credits with Helen Louvart, who had started the film. He started collaborating with Terrence Malick in 2004, serving as a Steadicam operator and 2nd unit director of photography first for The New World (2005), later for the Palme d’Or-winner The Tree of Life (2011) and the triptych To the Wonder (2012), Knight of Cups (2015), a metacinematographic work in which Malick made him also appear as an actor in the role of a photographer, and Song to Song (2017); whereas in these first five movies Emmanuel Lubezki was the main author of cinematography. In Malick’s actual latest movie A Hidden Life, presented in the 2019 Cannes Film Festival, Widmer was the main cinematographer. Widmer has cinematographed also The Book of Vision, produced by Malick and directed by his disciple Carlo S. Hintermann, which opened 2020 Venice Film Festival’s International Critics’ Week, and has continued his collaboration with Malick also for The Way of the Wind, an upcoming project from the Austin based director centered upon Jesus Christ’s life and parables.

Garrett Brown, la fluidità del genio. Conversazione con l’inventore della steadicam

Garrett Brown, la fluidità del genio. Conversazione con l’inventore della steadicam

Garrett Brown (Long Branch-New Jersey, 6 aprile 1942) è un inventore americano, noto come creatore della steadicam®. L'invenzione di Brown consente agli operatori di filmare mentre camminano senza il tremolio e le sollecitazioni di una telecamera portatile. La steadicam® è stata utilizzata per la prima volta nel film di Hal Ashby Questa terra è la mia terra (1976) e da allora utilizzata, tra i tanti, in film come Rocky (1976), celebri le sequenze di corsa e allenamento, e Shining (1980) di Stanley Kubrick. Brown ha anche inventato la skycam (per le partite di calcio), la divecam (che segue i subacquei olimpici) e la mobycam (fotocamera subacquea che segue i nuotatori olimpici). Ha ricevuto tre Academy Awards: Academy Award of Merit (1978), Technical Achievement Award (1999) e Scientific and Engineering Award (2006).

Garrett Brown, the “fluidity” of the genius. Conversation with the inventor of the steadicam

Garrett Brown, the “fluidity” of the genius. Conversation with the inventor of the steadicam

Garrett Brown (born April 6, 1942 Long Branch-New Jersey) is an American inventor, best known as the creator of the steadicam®. Brown's invention allows camera operators to film while walking without the normal shaking and jostles of a handheld camera. The steadicam® was first used in the Hal Ashby film Bound for Glory (1976) and since used on such films, among many, as Rocky (1976), filming Rocky's running and training sequences, and The Shining (1980) by Stanley Kubrick. Brown has also invented the skycam (for football games), divecam (following olympic divers) and mobycam (underwater camera following olympic swimmers). Garrett Brown was recipient of three Academy Awards: Academy Award of Merit (1978), Technical Achievement Award (1999) and Scientific and Engineering Award (2006).

La carriera di un cinematographer. Conversazione con Hiro Narita

La carriera di un cinematographer. Conversazione con Hiro Narita

Hiro Narita è un cinematographer, membro della American Society of Cinematographers (ASC) e dell'Academy of Motion Pictures and Sciences. Nasce il 26 giugno 1941 a Seoul (Corea del Sud) da genitori giapponesi. Nel 1945 lui e la sua famiglia si trasferirono a Nara, in Giappone, e successivamente a Tokyo. Dopo la morte prematura di suo padre e il nuovo matrimonio di sua madre con un giapponese americano, emigra a Honolulu, Hawaii, nel 1957, dove si diploma alla Kaimuki High School. Frequenta il San Francisco Art Institute dove riceve un BFA in Graphic Design nel 1964. Ottiene rapidamente una buona posizione presso un'importante azienda di design locale, ma dopo appena sei mesi viene arruolato nell'esercito degli Stati Uniti. Per due anni lavora come designer e fotografo al Pentagono. Quando si congeda dall'esercito degli Stati Uniti, John Korty, regista di The Autobiography of Miss Jane Pittman e del documentario Who Are the DeBolts? And Where Did They Get Nineteen Kids? (Premio Oscar per il miglior documentario) lo prende sotto la sua ala protettrice. Con Korty, per più di tre anni, collabora come assistente cameraman, gaffer, proiezionista, disegnatore di poster cinematografici, e altro. Dopo l’esperienza come operatore di ripresa aggiuntivo in Zabriskie Point (1970) di Antonioni, John Korty gli regala il primo film della sua carriera, un film tv intitolato Farewell to Manzanar (1976), per il quale riceve una nomination agli Emmy Award. Narita ha quindi lavorato in diverse mansioni in film come: The Last Waltz, More American Graffiti, Never Cry Wolf (per questo film vince il Boston Society of Film Critics Award e il National Society of Film Critics Award), Return of the Jedi, Indiana Jones and the Temple di Doom, Always, Honey, I Shrunk the Kids, Star Trek VI: The Undiscovered Country, Dirty Pictures, The Rocketeer, Hocus Pocus, The Time Machine, The Arrival.

A Cinematographer Career: Conversation with Hiro Narita, ASC

A Cinematographer Career: Conversation with Hiro Narita, ASC

Hiro Narita is a cinematographer, member of the American Society of Cinematographers (ASC) and Academy of Motion Pictures and Sciences. He was born on June 26 1941, in Seoul (South Korea) to Japanese parents. In 1945, he and his family moved to Nara, Japan, and later to Tokyo. Following his father's early death and his mother's remarriage to a Japanese American, the family emigrated in 1957 to Honolulu, Hawaii, where he graduated from Kaimuki High School. He went on to the San Francisco Art Institute where he received a BFA in Graphic Design in 1964. He soon landed a good position at a prominent local design firm, but the job lasted barely six months before he was drafted into the U.S. Army. For two years, he served as a designer and photographer at the Pentagon. When he was discharged from the U.S. Army, John Korty, director of The Autobiography of Miss Jane Pittman and the documentary Who Are the De Bolts? And Where Did They Get Nineteen Kids? (Academy Award for Best Documentary Feature) took him under his wing. With Korty, for more than three years, he collaborated as an assistant cameraman, gaffer, projectionist, film-poster designer, etc. After his experience as additional camera operator on Antonioni's Zabriskie Point (1970), John Korty gave him his first substantial film, a TV movie called Farewell to Manzanar (1976) for which he received an Emmy Award nomination. Then Narita worked in movies: The Last Waltz, More American Graffiti, Never Cry Wolf (for this movie he won the Boston Society of Film Critics Award and the National Society of Film Critics Award), Return of the Jedi, Indiana Jones and the Temple of Doom, Always, Honey, I Shrunk the Kids, Star Trek VI: The Undiscovered Country, Dirty Pictures, The Rocketeer, Hocus Pocus, The Time Machine, The Arrival.

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Al fianco di Ligabue. Conversazione con Matteo Cocco sulla fotografia di Volevo nascondermi

Matteo Cocco, classe 1985, è uno dei direttori della fotografia più interessanti della nuova generazione. Cresciuto professionalmente in Germania, dopo aver curato la fotografia di diversi film tedeschi ha girato l’acclamato Per amor vostro di Giuseppe Gaudino, a cui segue Pericle il nero. Entrambi i film sono candidati al Nastro d’Argento per la migliore fotografia e vincono l’Esposimetro d’Oro, il premio per la miglior fotografia intitolato a Gianni di Venanzo. Seguono Il colore nascosto delle cose di Silvio Soldini e Sulla mia pelle, il film sulla morte di Stefano Cucchi distribuito da Netflix. Il suo film più recente è Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti con cui Elio Germano ha vinto l’Orso d’argento al Festival di Berlino per la sua interpretazione del pittore Antonio Ligabue e che ha fruttato a Cocco un Globo d’Oro.

Uno sguardo dolce su un mondo atroce. Conversazione con Paolo Carnera sulla fotografia di Favolacce

Uno sguardo dolce su un mondo atroce. Conversazione con Paolo Carnera sulla fotografia di Favolacce

Paolo Carnera (Venezia, 1957), dopo essersi diplomato nel 1982 al Centro Sperimentale di Cinematografia, tra la fine degli anni ’80 e i primi anni Duemila gira alcuni dei primi film di registi quali Paolo Virzì, Francesca Archibugi, Edoardo Winspeare e Sergio Rubini. Fra il 2008 e il 2010 cura la fotografia della serie televisiva di Romanzo criminale, diretta da Stefano Sollima, con cui gira anche il lungometraggio ACAB - All Cops Are Bastards del 2012, che gli vale la sua prima candidatura ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento. Continuando ad alternare cinema e televisione negli anni seguenti Carnera è dietro la macchina da presa delle serie Gomorra e ZeroZeroZero, tratte dalle opere di Saviano, e del film Suburra sempre di Sollima, per il quale riceve una seconda nomination ai David. Nel 2018 firma la fotografia de La terra dell’abbastanza, film d’esordio di Damiano e Fabio D’Innocenzo; due anni dopo il suo lavoro per Favolacce, secondo film dei due fratelli, gli frutta un grande successo di critica e la vittoria del suo primo Nastro d’Argento.

L’utopia soffocante delle narrazioni. Conversazione con Rick Alverson

L’utopia soffocante delle narrazioni. Conversazione con Rick Alverson

Rick Alverson, nato a Spokane (Washington) nel 1971, è un regista e musicista americano. Ha debuttato nel 2010 con il lungometraggio The Builder, la storia di un migrante irlandese che cerca di conciliare l’ideale del sogno americano e la sua effettiva realizzazione nel mondo, seguito nel 2011 da New Jerusalem. Nel 2013 il suo terzo lungometraggio, The Comedy, è stato presentato al Sundance Film Festival, e nel 2015 il suo quarto film Entertainment è stato selezionato sia al Sundance che al Festival del Cinema di Locarno e ha ottenuto un grande successo di critica. Nel 2018 è stato presentato alla 75° Mostra del Cinema di Venezia quello che attualmente è il suo lavoro più recente, The Mountain, un’esplorazione “antiutopistica” dell’America e delle sue contraddizioni, con Jeff Goldblum, Tye Sheridan, Udo Kier e Denis Lavant. The Mountain, ambientato negli anni ’50 e ispirato alla biografia del tristemente noto neurologo americano Walter Freeman, racconta un lungo viaggio attraverso la provincia americana dove l’acclamato medico Wallace Fiennes offre operazioni di lobotomizzazione su uomini e donne di ogni età che soffrono di malattie mentali o che hanno manifestato comportamenti troppo ribelli per gli standard del tempo; il film è narrato dalla prospettiva del giovane Andy che, dopo la morte di sua madre, una “paziente” di Fiennes, e di suo padre, segue il dottore come assistente e un fotografo.