Silvia Tarquini

L’utopia non è un sogno senza fondamento. Storia e opere di Marc Scialom

L’utopia non è un sogno senza fondamento. Storia e opere di Marc Scialom

Pochi autori, come Marc Scialom, ci hanno colpito per la tensione utopica della loro opera, per l'incessante indicazione che non c'è altra via che quella di tentare di ricomporre i conflitti, le fratture, che ogni divisione fra gli esseri umani "è falsa". Molte cose che in passato sembravano impossibili, con i secoli sono state realizzate, così Scialom ci dice che non dobbiamo mai smettere di immaginare una Terra senza frontiere, senza divisioni etniche, senza altro rispetto che non quello per tutti gli esseri viventi. In questo momento di regressione ci viene spontaneo pensare a lui, e riproporvi, grazie al testo di Paola Brunetta, una sintesi della sua incredibile storia e della sua complessa opera tra cinema, letteratura, traduzione.

Intervista all'Experimental Film Society (prima parte)

In collaborazione con Federica Iodice
Traduzione dall'inglese di Silvia Tarquini
E' disponibile sul blog la versione originale in inglese dell'intervista:
j.mp/interview_EFS
Questa intervista e' parte di un progetto Artdigiland supportato dall'Accademia di Belle Arti di Napoli

L'Experimental Film Society è un collettivo indipendente di cinema sperimentale, fondato nel 2000 dal regista iraniano Rouzbeh Rashidi e con sede a Dublino. EFS è un progetto che unisce diversi filmmaker da tutto il mondo, legati dalla comune ricerca di un cinema "altro". www.experimentalfilmsociety.com



Cosa intendete per film sperimentale?

Maximilian Le Cain: Da un lato, “sperimentale” è un buon modo sintetico per dire ad un pubblico che quello che vogliamo ottenere è qualcosa di insolito. Non sarà una narrazione tradizionale, non sarà un documentario nel senso in cui lo intende la maggior parte delle persone. Sarà qualcosa di inaspettato, si spera. Ma, cosa ancora più importante, è il nostro stesso modo di lavorare ad essere sperimentale. Prendiamo gli elementi del cinema e giochiamo a riarrangiarli, a lavorare su di essi in modo tale che, parlando in generale, sapremo veramente cosa sarà il nostro film solo l'ultimo giorno di montaggio. Si tratta davvero di un processo di sperimentazione. E Rouzbeh Rashidi va anche oltre, spesso si è paragonato al dottor Frankestein!

Rouzbeh Rashidi: Per aggiungere qualcosa, potrei ricordare quello che dice sempre Jonas Mekas: se il cinema narrativo è simile ad un romanzo o alla letteratura, il film sperimentale è simile alla poesia. Nella quale abbiamo un’atmosfera, ambiguità, oscurità. Indeterminatezza, suppongo. Si tratta di una risposta diretta, e molto semplice, ma penso che funzioni. D’altra parte, come ha detto Maximilian, è una questione molto complessa.